Vi capita mai di avere dei momenti della vostra esistenza in cui non riuscite a capire più niente e ogni cosa sembra andare per conto suo in modo del tutto casuale e imprevedibile? Soprattutto perché ripensate ai vostri limiti di ND e sapete che potranno ostacolarvi in ogni momento senza darvi tregua.
Mi trovo in un momento di transizione: sto scrivendo la tesi, quindi fra non molto mi laureerò e dovrò cercarmi prima dei tirocini e poi un lavoro. Ho passato un anno molto difficile, perché mio fratello ha avuto problemi di salute devastanti, che ora per fortuna si sono appianati moltissimo, ma assistere alla cosa e cercare freneticamente una cura che lo aiutasse mi hanno stravolto facendomi retrocedere di anni e anni nella costruzione della mia sicurezza e confidenza. Le disavventure di mio fratello mi hanno fatto sentire fragilissimo, mi hanno fatto perdere completamente il senso degli impegni che avevo, delle cose che facevo. Ho perso il significato di tutto. Mi sono isolato davvero tanto (cioè ancora più del solito), e credo di aver avuto anche un po' di agorafobia. Avevo tanti progetti per cercare di "normalizzarmi" e rendere normale la mia vita sociale e di relazione, ma andato è tutto in fumo.
Ora ho ripreso a lavorare abbastanza a regime, cosicché finalmente sto facendo la tesi, ma non sono più capace di guardare dove sto andando con tutto questo lavoro che faccio.
Io, per quanto cerchi di far finta di niente, sono capace di fare solo una cosa: studiare.
Sono monotasking: studiare è stato per anni un'attività TOTALIZZANTE E SOSTITUTIVA di tutte le altre; non sono esistite altre priorità. Ma dopo aver fatto l'erasmus sono cambiato, se non altro come mentalità. Adesso io non voglio che continui ad essere così, voglio essere un essere umano, non voglio essere un robot. Però sono comunque fatto di metallo, chip, ingranaggi.
Il mio monotasking è assoluto, lo conosco bene. Non ero capace di gestire più di una attività alla volta in passato, e di certo non ne sono capace adesso. Il senso del dovere mi ha sempre e comunque stritolato senza scampo imponendomi di fare SOLO ciò che devo fare. Non riesco ad aprire altri canali comunicativi con gli altri. Per questo, oltre all'ansia generalizzata che si sta lentamente impadronendo di me per via della forte competizione che c'è nei settori in cui dovrò cercare lavoro, inizio ad avere molta paura che il lavoro diventerà la mia nuova attività totalizzante, senza che io possa avere alcuno spiraglio per parlare con altre persone, avere degli amici, provare delle relazioni. Non è affatto improbabile che sarà così, visti anche i ritmi tendenzialmente piuttosto frenetici e impietosi degli ambienti che dovrò frequentare e visto che già adesso sono completamente bloccato nelle relazioni sociali.
Come ci si protegge dal senso del dovere?
Mi trovo in un momento di transizione: sto scrivendo la tesi, quindi fra non molto mi laureerò e dovrò cercarmi prima dei tirocini e poi un lavoro. Ho passato un anno molto difficile, perché mio fratello ha avuto problemi di salute devastanti, che ora per fortuna si sono appianati moltissimo, ma assistere alla cosa e cercare freneticamente una cura che lo aiutasse mi hanno stravolto facendomi retrocedere di anni e anni nella costruzione della mia sicurezza e confidenza. Le disavventure di mio fratello mi hanno fatto sentire fragilissimo, mi hanno fatto perdere completamente il senso degli impegni che avevo, delle cose che facevo. Ho perso il significato di tutto. Mi sono isolato davvero tanto (cioè ancora più del solito), e credo di aver avuto anche un po' di agorafobia. Avevo tanti progetti per cercare di "normalizzarmi" e rendere normale la mia vita sociale e di relazione, ma andato è tutto in fumo.
Ora ho ripreso a lavorare abbastanza a regime, cosicché finalmente sto facendo la tesi, ma non sono più capace di guardare dove sto andando con tutto questo lavoro che faccio.
Io, per quanto cerchi di far finta di niente, sono capace di fare solo una cosa: studiare.
Sono monotasking: studiare è stato per anni un'attività TOTALIZZANTE E SOSTITUTIVA di tutte le altre; non sono esistite altre priorità. Ma dopo aver fatto l'erasmus sono cambiato, se non altro come mentalità. Adesso io non voglio che continui ad essere così, voglio essere un essere umano, non voglio essere un robot. Però sono comunque fatto di metallo, chip, ingranaggi.
Il mio monotasking è assoluto, lo conosco bene. Non ero capace di gestire più di una attività alla volta in passato, e di certo non ne sono capace adesso. Il senso del dovere mi ha sempre e comunque stritolato senza scampo imponendomi di fare SOLO ciò che devo fare. Non riesco ad aprire altri canali comunicativi con gli altri. Per questo, oltre all'ansia generalizzata che si sta lentamente impadronendo di me per via della forte competizione che c'è nei settori in cui dovrò cercare lavoro, inizio ad avere molta paura che il lavoro diventerà la mia nuova attività totalizzante, senza che io possa avere alcuno spiraglio per parlare con altre persone, avere degli amici, provare delle relazioni. Non è affatto improbabile che sarà così, visti anche i ritmi tendenzialmente piuttosto frenetici e impietosi degli ambienti che dovrò frequentare e visto che già adesso sono completamente bloccato nelle relazioni sociali.
Come ci si protegge dal senso del dovere?