Ciao a tutti :-h Un po' per combinazione è capitato che ho approfondito la condizione Asperger, non ho approfondito moltissimo, ma abbastanza da farmi qualche parere. Ho fatto l'aspie quiz da cui risulto molto probabilmente Asperger e non autistico. Ho fatto il test RAADS-R (http://www.aspietests.org/raads/questions.php?show=cda3341836546&locale=it_IT) e risulto con un punteggio a metà strada tra maschi non Asperger e maschi con Asperger. Il suggerimento è quello di approfondire, ma penso sia più una tendenza verso la condizione Asperger.
Vi racconto qualcosa. Ho sempre provato disinteresse per le principali attività nel tempo libero dei miei coetanei. Ero quasi unicamente attratto da imprese intellettuali (risolvere problemi matematici, realizzare programmi o semplici giochi al computer, molto tempo ho dedicato a riflessioni esistenziali e spesso spirituali, dato che sono nato in una famiglia cattolica (ora sono grosso modo agnostico), ed anche tanti giochi al PC, le letture a periodi, meno i romanzi e più gli argomenti di interesse, anche manuali soprattutto di programmazione). Stavo bene, immerso in queste cose, anche da solo. Era difficile che mi andava di uscire con gli altri, le pochissime volte che uscivo (di norma dopo non poca insistenza) stavo a braccia conserte (qualcuno, per provocarmi un po', mi chiedeva se avessi avuto un lutto... o cose simili) e non vedevo l'ora di tornare a casa. Ero chiaramente introverso e mi autoemarginavo, già a suo tempo ero consapevole di questo e ogni tanto mi veniva detto, ma non era un problema per me, non mi importava.
Il rapporto con la scuola è stato sempre un rapporto di dovere. In qualche modo, dalle elementari alla magistrale inclusa, sono riuscito a concludere sempre con il massimo dei voti, ma ricordo tanti momenti come una sorta di tortura, in cui non ci vedo tuttora un gran senso. Dopo la magistrale ho avuto l'ennessimo crollo per eccesso di stress e non ho nemmeno preso in considerazione il dottorato, ci ho messo quasi un anno per riprendermi da tutto ciò, ed ora è rimasto una sorta di timore verso lo studio che non sia totalmente libero (autodidatta) e verso ciò che è vincolante come un contratto di lavoro. E' stato molto faticoso e non risolutivo capire "cosa dovevo o volevo fare nella vita" e ho concluso che in fondo la società è sufficientemente piena e satura di qualsiasi cosa, che l'unico dovere è legato per lo più alla soddisfazione dei bisogni primari, già ampiamente soddisfatti con un minimo lavoro da parte della popolazione ed il vero problema non è "trovare un lavoro", ma gestire la moneta in modo che non sia più un obbligo perseguire il profitto e legarlo necessariamente ad un lavoro, sono certo che presto smetterà di funzionare questa impostazione già in crisi (ho formulato in dettaglio una mia proposta, ma non voglio postarla qui, se interessa a qualcuno la passo in privato).
Tornando alla mia socialità, crescendo e a piccoli passi, durante la triennale, è cambiato il mio modo di comportarmi, perché si è presentato con sempre maggior forza una questione che avevo in parte represso, in parte ne avevo scarsa coscienza, ovvero ero gay, ma non mi sono mai considerato tale se non da 5-7 anni. Ora ho 27 anni. A Roma (dove attualmente mi trovo) solo facendo amicizie gay, ho superato tutta una serie di stereotipi e fuorvianti informazioni che avevo sui gay (già precedentemente mitigate da molte letture sul Web). Inoltre, quei positivi miglioramenti verso un'apertura sociale hanno trovato maggiore spazio, avevo ormai smesso di chiudermi in me stesso e di arrivare a comportamenti evitanti. Desideravo condividere certi miei interessi e credevo di poterlo fare, anche se le cose sono andate diversamente da quanto speravo. Da una parte avevo un forte interesse a vivere l'affettività, soprattutto attraverso il contatto fisico con altri ragazzi, dall'altra certi interessi si sono ridotti e sono venuti meno.
In merito all'affettività, ho passato periodi di attese, ricerche difficili, depressioni, malinconie, impazienza che si sono placate e potrei dire risolte quando finalmente ho potuto frequentare diversi ragazzi e vivere certi momenti tanto desiderati. Tutto questo disagio in ogni caso non c'entra con gli Asperger, perché è tipico di molti omosessuali che si sono repressi per anni (per i motivi più vari). Ho una sessualità insolita, molto soft, ma per quanto rara non è rarissima tra i gay, anche se certo non mi agevola nel trovare qualcuno con cui combinare.
In merito agli interessi, ho perso interesse per i romanzi ed i film, mi sono reso conto che cerco sempre messaggi particolari e vorrei che fossero detti subito ed esplicitamente, invece di perdere tempo in una lunga messa in scena. Inoltre, quasi sempre, questi messaggi mi deludono, sono per lo più banali. Una volta non era così, ora si. Lo stesso è accaduto con i giochi al PC: sono solo un'evasione, un punteggio da far salire, un personaggio da "sviluppare"... L'unica cosa che ancora mi attrae sono le belle immagini e le musiche, ma non serve un film o un videogioco per vederle o sentirle. Anche la matematica, se non è rivolta a situazioni concrete, è solo un intricato gioco dove si trovano relazioni tra numeri e conseguenze astratte... Insomma, da certi slanci iniziali sono passato a chiedermi "a che serve?", "perché lo farei?", domande simili me le sono sempre fatte e spesso arrivavo all'inutilità di quasi qualsiasi cosa. Da un po' di tempo, mi sono reso conto che i desideri, la cui soddisfazione dà piacere, dà senso a quel che facciamo e ciò che principalmente cerco sono momenti d'affetto con risvolti sessuali soft tra ragazzi. Però, questo mio desiderio è molto focalizzato e ristretto, almeno rispetto all'ordinario.
C'è da aggiungere un tratto, forse quello che maggiormente mi avvicina alla condizione Asperger, ho un "modo di funzionare" insolito e in questo mi sento molto solo. Quando individuo un problema che ritengo importante, per esempio: formulare uno schema che insegni ad un umano cosa deve mangiare oppure trovare il modo di tradurre in automatico testi dall'inglese all'italiano quasi perfettamente oppure altro (di norma di una certa complessità) diventa la mia questione principale e tutto il tempo libero (a meno che non riposo o devo prestare attenzione ad altro) lo dedico a portarla avanti. Se mi vedo con amici, fondamentalmente non so che fare, o si sta affettuosamente insieme, allora incontrarsi ha un senso, altrimenti mi aspetterei che ognuno porta il suo "problema del momento" e magari insieme lo si risolve. Solo confrontandomi con gli altri, da 4-5 anni, mi sono reso conto che questo modo di fare è proprio insolito. Un mio professore mi aveva fatto notare che tendevo ad essere un po' ossessivo e lui non è stato il primo a farmelo notare. Mi è stato anche detto più volte "come sei serio...!", per indicarmi che dovevo... fregarmene di più? ridere dei risultati? Quando cerco di capire queste indicazioni faccio fatica e un po' mi irrito. Comunque sorrido e rido, quindi non è una serietà emotiva è di altro tipo e secondo me è meglio che ci sia.
Oltre questo sono un perfezionista (mi è noto da molto tempo), faccio una cosa per volta, scrivo elenchi di quello che devo fare (dalle faccende quotidiane che detesto, a progetti in coda che aspettano da tanto tempo, perché quelli del momento sono di norma assai lunghi e complessi). Sono tutte cose che porto avanti da solo, non mi è mai capitato nella mia vita di conoscere qualcuno con cui portare avanti una di queste cose insieme. Sono anche abbastanza lento nel fare sia normali attività che nell'avanzare in questi progetti, in parte dipende dall'elevato dettaglio di cui sento l'esigenza, in parte tendo a ipercontrollare molte cose che faccio (se scrivo un numero, se scrivo un post o una lettera, se devo compilare un modulo, dare la conferma prima di un'operazione importante; quando ero più piccolo, nonostante tutto, sbagliavo pure; adesso è molto raro che succede). Dunque un po' fissato e perfezionista sono, ma me ne rendo conto e so come fare per non appesantire o annoiare gli altri.
Non ho mai avuto senso dell'orientamento geografico, mi sono perso nelle situazioni più banali, tuttora se devo andare in un posto a piedi, mi segno i mezzi da prendere, ogni strada da percorrere, oppure uso il navigatore e nonostante questo quasi sempre sbaglio, devo tornare indietro, finché non arrivo esattamente a destinazione. Ho la patente, so guidare la macchina, ma solo tecnicamente, perché i segnali stradali e il "dove andare" per raggiungere un certo posto, mi lasciano molto confuso e credo di essere un pericolo al volante.
Il mio perfezionismo si concilia bene con l'ordine con cui gestisco le mie cose: ogni cosa deve avere il suo posto ed essere comoda da prendere, il disordine mi deprime. Sono così assorbito dai miei interessi che le necessità umane, come mangiare, vestirsi, pulire, sono diventate per me molto seccanti. Scoprire poi quanto fosse complessa l'alimentazione umana è stato motivo di ripetute crisi esistenziali, esaurimento dovuto allo stress per arrivare a formularla (non ho ancora finito e non ne posso più), e quel che mi lascia ulteriormente più sconvolto è che per la gente tutto questo non è un problema. La maggior parte mangia a caso... o gli sta bene il "sentito dire" che prende come regola senza verificare nulla.
Devo precisare che i miei interessi, in realtà, sono risposte a problemi (alimentazione, economia...) ma un interesse positivo e libero è solo l'amore e vedere quanto gli animali siano ben adattati direttamente all'ambiente e vivano, guidati dall'istinto, gli accoppiamenti, mi fa desiderare essere "uno di loro" o comunque mi pare ci sia un grave problema tra umani e ambienti naturali, anche questo ha causato diverse crisi esistenziali in me... In breve, l'essere umano mi sembra fuori posto :\ Sicuramente sono fuori posto io in questa società...
Ho una pressoché irrinunciabile tendenza ad analizzare i sistemi, la scuola, le tipologie di giochi o di trame, la moneta, i letti (pensavo di dormire in un sacco a pelo in casa, è molto più pratico), le sedie (ho preso una sedia con seduta in ginocchio è molto meglio), le tecnologie usate in casa, ecc. Qualsiasi cosa analizzo... e poi cerco di migliorarla e vorrei che si adottassero i miglioramenti; con le mie cose posso farlo, ma nella società è terribilmente frustrante doversi adeguare al "livello medio", cioè di norma insensati guazzabugli di burocrazia, far finta di non avere certe tecnologie per sbrigare operazioni obsolete e, al momento, uno dei problemi più seri è l'assurdità con cui viene gestita la moneta che non mi è ancora chiaro se dietro ci sia cattiveria o deficienza.
Insomma, a prescindere dalla condizione Asperger sono una persona poco adattata alla società, è stato così sempre e ora che dovrei trovare lavoro, mi pare di essere più "alieno" di prima, sinceramente non so che fine potrei fare... ma stranamente la cosa mi preoccupa poco, forse sono fiducioso in qualche cambiamento che mi sembra inevitabilmente vicino. Una cosa che invece mi pesa è che non so ancora dove abiterò, questo è frustrante, ora sono a Roma ma è una situazione temporanea e altri dettagli non voglio darli qui.
Per concludere, mi piacevano le espressioni neurotipico e neurodiverso; nel secondo termine, mi verrebbe da inserire quella modalità che ho di individuare una questione e poi approfondirla e cercarla di risolvere, è sia lavoro che tempo libero per me, infatti a stento so decidere un lavoro a vita e non saprei che altro fare nel tempo libero (fatta eccezione per l'amore ed il riposo). Mi rendo conto che appare una fissazione, forse un'ossessione, ma a me viene spontaneo agire così, mi piacerebbe conoscere qualcuno che porta avanti con questa serietà le questioni a cui ci tiene e magari che ci sia intersezione di interessi, sarebbe ottimo!
Una precisazione che invece crea distanza tra me e la condizione Asperger è che non ho problemi a gestire le emozioni mentre parlo o in situazioni sociali, non commetto errori e non sono confuso quando devo interagire con gli altri. Comprendo le emozioni umane, anzi sono molto sensibile, so ascoltare, anche se dò la priorità ad una possibile soluzione razionale, piuttosto che alle mie stesse emozioni o quelle dell'altro, questo a volte mi può far apparire un po' freddo e distaccato, specie con chi vive in modo molto drammatico le sue vicende (quando è così mi stufo di essere empatico, anche se di norma lo sono). Dagli altri non mi aspetto nessuna empatia, cioè so che non possono fare nulla per le emozioni che provo e cerco sempre di risolvere autonomamente le mie situazioni personali.
Mi dispiace che ho scritto tanto, ma non credo di poter levare nulla, piuttosto ho tralasciato altri atteggiamenti, osservazioni che mi sono state fatte, orari bizzarri, il fastidio che ho verso la televisione, la distrazione drastica verso ciò che non mi interessa, che sarebbero stati elementi da mettere in relazione alla condizione Asperger, ma più che soffermarmi su certi sintomi, che in fondo possono avere tutti, ho preferito focalizzarmi sugli aspetti più alla radice del mio comportamento.