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Un pomeriggio di Heron.

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Tratto dal best seller inedito “I pomeriggi di Heron”.



Ho fatto uno degli errori più gravi della mia vita. Uscire
quando in strada c’è tanta gente.



Ecco la cronaca, più o meno fedele di un mio pomeriggio. Di
quelli strani. Quelli normali li trascorro in casa.



Decido di scendere, dopo molto tempo, non spinto da chissà
quale voglia di socializzare, ma spinto da una fame nervosa. Mi capita spesso,
di recente, perché vivo in una situazione difficile (e mi ci sono messo).
Inoltre, dopo un breve periodo di “equilibrio”, rotto da un mio comportamento
sbagliato, e perpetuatosi per la mia paranoia.



Esco, relativamente tranquillo, o forse è meglio dire
distratto, quando mi rendo conto che c’è, effettivamente, troppa gente. Anche
per una città tranquilla. Cavolo! Mi ricordo che è sabato. Nemmeno a metà
strada inizio a sudare, soprattutto le mani. Ma la fame nervosa è più forte
della mia paura; oppure è la mia “incoscienza”.



Arrivo al punto dove prendere qualcosa da mangiare. C’è da
aspettare. Odio tutto e tutti. Eccetto una ragazza. Ma ovviamente sono troppo
timido per fare qualcosa. Guardo e basta. Dopo però entra una ragazzina,
accompagnata dalla madre. Non saprei dire, ma mi sembrata Aspie. Il portamento,
lo sguardo, l’atteggiamento. Non saprei dire se è sesto senso oppure una mia
proiezione mentale.



La cosa che più mi ha colpito è stato il fatto che sono
stato, come per la situazione di prima, senza stimoli, impotente. Non che
potessi fare molto. Ma questa sensazione mi accompagna fino a casa (mi
accompagna spesso a dire il vero).



Sto tornando a casa, innervosito da tutto. Penso che devo
scrivere e devo ricordare. Ci penso mentre vedo un sacco di persone “lanciarsi”
verso me, che vedo, un turbinio di pensieri… mi metto a ridere quasi da solo in
mezzo alla strada, perché mi è venuta in mente una battuta (che ometterò perché
tratta di argomenti religiosi).



Torno a casa, ricordo alcune facce, così più per esercizio
che per reale utilità, ripercorro quello che ho fatto. Mi metto al PC, scrivo
mentre finisco lo spuntino.



Ho dedotto, purtroppo, che forse mi serve una reazione
traumatica per avere degli impulsi, come lo scrivere che per me è difficile.




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