Eccoci qua, a due metri dalla diagnosi di Sindrome di
Asperger, mentre mi chiedo come sia possibile che nessuno se ne sia mai accorto
o si sia fatto venire il dubbio. Avrò visto almeno una decina di psicologi e
psicoterapeuti vari, nel corso della vita, forse di più, ma mai nessuno si è
fatto venire il sospetto che in me ci fossero tratti autistici. Eppure è così
palese, ora che ripercorro tutte le tappe della mia vita. Da piccola era chiaro
come il sole sotto moltissimi aspetti, ma ok, si conosceva poco... ma negli
ultimi dieci anni dove sono stata? Non è bello scoprirlo così, come una doccia
fredda, mentre pensavi che ce l'avesse qualcun'altro e stavi indagando per
cercare di capire meglio "quella" persona. Poi giri lo specchio e sei
TU quella persona. Ed ecco che tutto si chiarifica; le crisi d'ansia, gli
scatti di rabbia eccessiva, la mal comprensione delle intenzioni altrui,
l'essere continuamente fraintesa, la goffaggine nei movimenti, i seri problemi
nel mantenere il contatto oculare, e quindi le critiche continue, per anni
"non guardi in faccia le persone, ti fai sempre i cazzi tuoi, non
interagisci, pensi solo a te stessa, sei egocentrica, strana, non parli, parli
sempre tu" e chi più ne ha più ne metta. Sempre a farmi sentire sbagliata,
inopportuna, pesante, noiosa, ridondante, ossessiva, pedante, incostante,
incoerente, inconcludente, infantile, fobica. "Pensi solo a te
stessa", oppure, "sei troppo sensibile". Mai le vie di mezzo,
ero sempre troppo di qualcosa, da un eccesso all'altro; o stavo troppo zitta,
oppure parlavo troppo, o mi facevo troppo gli affari miei, oppure ero troppo
invadente con le domande, o non guardavo le persone negli occhi o davo fastidio
perché andavo in fissa. Insomma, che tortura!! E mi son sempre sentita dire
"ti voglio bene e ti accetto così come sei", e mi veniva voglia di
dire "ma chi cazzo te l'ha chiesto?". Io avrei voluto sentirmi dire
questo "mi piaci un sacco per come sei, quindi ti voglio bene" ma,
anche tra le righe, molti dicevano che mi sopportavano per affetto. Quale
affetto non lo so, perché tanto non ci capisco nulla. Sono stufa di cercare di
capire le intenzioni altrui, se le comprendo al volo, bene, se no basta,
divento più selettiva. Ho dei tratti autistici, e allora? Chi ha stabilito che
io sto dalla parte "sbagliata" e gli altri, solo perché sono la
maggioranza, stanno dalla parte giusta? E' solo che il mondo è stato
strutturato sulla misura "neurotipica", e fatto così fa andare fuori
di testa.
Cosa fa andare fuori di testa? Dunque, vediamo... in primis
il verbale che, spesso, non corrisponde al non-verbale, e che mi manda in
confusione perenne! Infatti adoro le persone schiette e dirette, anche quando
esagerano, perché le trovo rassicuranti da molti punti di vista: so chi ho
davanti, non sono in pericolo. La maggioranza della gente non è per niente
schietta né diretta.
Poi trovo insopportabile il dover trovare un modo di
rispettare le gerarchie, che io trovo senza senso, per non parlare delle
convenzioni... mi son sentita spesso dare della "maleducata", ma io
ho rispetto degli altri su ciò che mi sembra giusto e logico, ovvero arrivare
puntuale ad un appuntamento, avvisare se ritardo, scusarmi se sbaglio qualcosa
(ma solo davanti alle cose chiare posso essere certa di doverlo fare, quelli
che si aspettano scuse legate a "non so bene cosa" possono aspettarle
in eterno, perché io manco lo so).
La gente si aspetta che gli altri "leggano tra le
righe", ma io, spesso, non sono in grado di farlo, e mi dico "ma
perché non parli come mangi e risolviamo il problema?". Mi destabilizza
troppo rimanere nel dubbio, non capire cosa pensa una persona... me ne accorgo
a pelle se le parole non corrispondono al sentire, ed è come se suonasse,
dentro di me, un allarme che mi dice "attenta, qualcosa stona". Così
si tratta di dover "evacuare l'edificio", e me ne vado; a volte scappo, a volte mi arrabbio
furiosamente, urlo, e poi me ne vado sbattendo la porta.
Inoltre, per me, è troppo destabilizzante l’eccessivo bisogno
di interazione sociale che c’è un po’ in generale, il fatto che quasi tutti
siano alla ricerca del “rapporto di coppia”, che già solo il nome mi fa venire
il panico, il dover dire da che parte stai (etero, gay, bisex, transex,
cybersex, aliensex e via all’infinito).
Mi ha creato dubbi a palate, perché ero un camaleonte in
costante ricerca di un qualcosa di sensato che NON ho MAI trovato… i miei dubbi
sull’identità di genere o sessuale sono nati perché io non mi sento una
particolare identità di genere né orientamento sessuale; semplicemente, se
nessuno me ne avesse parlato, avrei senz’altro agito d’istinto, senza troppi
problemi ma, probabilmente, mi sarei messa a contemplare la natura e a fare un pisolino.
Che liberazione poter dire al mondo intero “non voglio
essere proprio accettata da nessuno, sto benissimo per conto mio, e voglio
stare solo con persone che riesco a capire al volo”. Perfetto.
Ora viene la parte più complessa… ho mandato questa lettera
alle persone con cui ho concluso male i rapporti (e sono tante, purtroppo) ma con
le quali non ho ben capito cosa sia successo e dove abbia “sbagliato io”; lo metto
tra virgolette perché è relativo, dal mio punto di vista ho agito onestamente,
quindi non so comprendere dal vostro punto di vista, dove abbia capito male, se
non con quelle persone con cui sono andata in confusione io per prima, e alle
quali chiedo scusa. Ecco, ora non mi metto ad elencare nomi per ragioni di
privacy, ma alle persone a cui ho detto cose confuse, che nemmeno io capivo
davvero, chiedo scusa per aver destabilizzato in qualche modo. Mi riferisco, in
modo particolare, ai miei “innamoramenti specchio”.
Le altre dipende; comunque sentivo di mandare questa lettera,
e non credo sia una cosa sbagliata a priori. Se poi ho fatto l’ennesima cosa “sconveniente”…
penso ci sia di peggio, no? Peggio essere rapinati o perdere il lavoro,
piuttosto che ricevere una mail da una tizia Aspie che è entrata per caso in
brevi stralci della vostra vita. Come sono entrata, sono uscita, vi ho rifatto
visita e ora posso dirvi “addio”. Se non capirete, tranquilli, l’ho messo in
conto, ma chissà, magari anche solo una persona capirà, farà un sorriso e mi “perdonerà”.
Si nasce neri o bianchi, neurodiversi o neurotipici, non
devo scusarmi con nessuno per essere nata così, ma mi scuso solo delle volte in
cui sono stata aggressiva, perché questo mi dispiace davvero.