Come un fantasma guardavo i ricordi d'infanzia diventare persone che non conoscevo.
Mi spaventavo di come per me il tempo non fosse mai trascorso e tutti loro sembrassero semplicemente scomparsi.
Dispersi nella bidimensione di un dipinto a cui fossero stati strappati i colori, ciechi.
Di una cecità particolare, ritardata, come di uno che da cieco non si fosse mai chiesto come sarebbe stato possedere una vista.
Brancolavano nel loro cieco mondo come se non esistesse, tra le infinite, una possibilità altra.
Io vedo e mi accieca il tentativo di vivere come se non potessi farlo.
Ma vedere è una malattia e se sei uno che vede vedrai sempre, questa è la condanna:
vedere sempre, guardare, guardare con tutto il cuore e mai poter essere guardato come tu guardi.